La tecnologia di consumo può essere ecologica? No.

Il pianeta si sta riscaldando e siamo sempre più soffocati dal grigio cemento. Abbiamo bisogno di una cura che ci disintossichi dal soffocante logorio quotidiano e che faccia sparire gli attriti tra i nostri bisogni: siamo in crisi.

Sballottati tra la terribile notizia dello scioglimento di un altro pezzo di Antartide e lo spot di un’auto a sei cilindri con una mandria nel cofano, non sappiamo più da quali emozioni lasciarci trasportare.

Fortunatamente l’industria si è accorta dei nostri problemi emotivi, quindi tutti hanno deciso di venirci incontro, coniugando sempre di più la botte piena con la moglie ubriaca, con un continuo ricambio generazionale di prodotti.
Ma sarà tutto vero? Iniziamo questa mini-inchiesta con un indovinello. Cosa ha dimenticato di inquadrare il regista del seguente spot?

Ora vi sentite già più rilassati vero? Il video che avete appena visto fa parte di una costosa campagna pubblicitaria che Telecom Italia attuò in concomitanza con importanti operazioni finanziarie, della stessa serie fa parte anche lo spot (di pessimo gusto a mio avviso) che usa gratuitamente l’immagine di Gandhi per promuovere la propria immagine.

Quello che non è stato inquadrato, tra un raggio di sole e l’altro è il ripetitore GSM poco distante, alimentato da un generatore a gasolio che rumoreggia (sicuramente più dei grilli) e scarica nero particolato ventiquattro ore su ventiquattro.

Quello della tecnologia sottile e non invadente, che allevia la nostra esistenza senza conseguenze è un prodotto emotivo confezionato ad arte dai venditori di sogni, che studiano le nostre inquietudini per capire come impacchettarlo.
Un altro video pregno di quell’emotività di cui noi tutti abbiamo bisogno è stato creato da Nokia per presentare il concept Morph:

Nulla da criticare al concept, per quello che vale (sull’argomento leggete il post di Markingegno), ma quello che spesso sfugge alla nostra razionalità è tutto quanto c’è intorno, ovvero ampi spazi aperti, piacevoli ambienti urbani, belle figure sorridenti, musiche e rumori rilassanti e delicati colori pastello. È il paradiso zen di un istruttore di yoga, ed è questo che noi poi desideriamo, non l’oggetto in sé.

Rassegnamoci, non siamo esseri razionali e ci lasciamo trasportare, anche perché per natura tendiamo a seguire quello che ci piace ed ad ignorare quanto di orribile c’è nella nostra vita, altrimenti non potremmo vivere. Conseguentemente facciamo sogni bagnati aspettando il dispositivo portatile ricco di nanotecnologie e non siamo molto propensi a chiederci che fine farà il nostro attuale N90 quando avrà finito di stupirci.

A questo punto, visto che con gli occhi avete già notato la presenza di un altro video, avete già capito che vi aspetta un assaggio di dove viene accatastata la spazzatura tecnologica: misure drastiche, necessarie per mantenere linda e pulita la bella piazza pastello dove la signorina bionda del video precedente si rilassa.

Trattasi del making of di un videoclip dei Planet Funk (qui il videoclip ufficiale):

Ma la montagna di rifiuti è solo un aspetto della faccia della medaglia che non conosciamo. L’eterna corsa al ribasso dei prezzi dei sempre più performanti componenti informatici e dei sempre più versatili e accattivanti dispositivi passa anche per l’ottimizzazione sempre più spinta dei costi di produzione.

Così la signorina nel mondo pastello che si gode la sua bevanda calda, sta utilizzando un concentrato tecnologico, quasi sicuramente prodotto da migliaia di operai che lavorano in un grosso stabilimento/città, con turni di 12 ore, vivendo nei dormitori aziendali, comodi come una caserma militare.

I governi occidentali (più quelli degli altri che i nostri) si arrovellano per contrastare inquinamento e gas serra. Esistono norme anti-inquinamento per tutto: edilizia, industria, agricoltura, trasporti e pure per la nostra vita privata, tanto chissenefrega, tutto quello che a causa delle nostre leggi non si può produrre o è troppo dispendioso, lo facciamo in Cina.

Un’industria automobilistica cinese che dovesse sottostare alle leggi anti-inquinamento in vigore in Europa, si troverebbe a dover vendere auto a prezzi quasi allineati a quelli delle auto europee, senza la stessa qualità.

In Cina dalle strade, agli edifici fino alle aziende, tutto è statale e tutto è controllato dal governo. Ormai gran parte della Cina abitata ed industrializzata, ecologicamente parlando, è ridotta a livelli di disastro ecologico, In tanti centri abitati, anche molto grandi, non esistono nemmeno reti fognarie e scuole, e gli stabilimenti produttivi, di qualsiasi cosa, possono scaricare tutto ovunque.

Tutto questo è direttamente collegato al valore commerciale dei nostri amati gadget tecnologici, poiché in un economia fortemente integrata (tutto in mano ad un solo organo) ogni singolo renminbi risparmiato, ovunque, dagli impianti di scarico liberi, all’uso di sostanze economiche e tossiche, fino al risparmio della spesa pubblica, tutto fa parte del bilancio nel conteggio del guadagno netto dalle esportazioni.

Anche le case automobilistiche hanno tanto a cuore il futuro del mondo, dicono. Così assistiamo a una corsa a chi si adegua più velocemente a norme anti-inquinamento sempre nuove, che più che un reale aiuto all’ambiente fin’ora hanno dato un pretesto per vendere nuove auto grazie ai blocchi del traffico che “condonano” le auto immatricolate di recente.

Lo sapete che un’auto catalitica consuma circa il 5% in più rispetto allo stesso modello che ne sia sprovvisto? Una ricerca italo-tedesca poi, ha verificato che i diesel euro4 mantengono basso il valore di particolato (polveri sottili) negli scarichi, ma questo viene in larga parte scomposto in particelle più piccole (nanoparticelle) che sempre più ricerche additano come altamente cancerogene per il nostro corpo.

Parliamo poi dei veicoli ibridi: saltiamo a pie’ pari SUV e auto da centinaia di cavalli con tecnologie ibride e occupiamoci direttamente di modelli come la Prius.
L’ibrida Toyota, la prima della storia con la sua fama di auto ecologica sta avendo un successo sempre crescente negli USA e piace anche in Europa, anche se nel nostro mercato la diffusione è frenata dalla disponibilità di vetture a gasolio.

A questo mondo però c’è sempre chi va a cercare il pelo nell’uovo e la CNW research ormai da qualche anno stila una classifica (xls) del consumo energetico per miglio di un gran numero di modelli di auto disponibili sul mercato americano. Questa ricerca però oltre a considerare i consumi di carburante durante la marcia, tiene conto anche dell’energia necessaria alla costruzione del mezzo, fin dall’estrazione e la lavorazione delle materie prime, passando per il consumo energetico di tutto l’indotto produttivo, fino ai consumi della rete assistenza e per la demolizione.

Ebbene in questa classifica, aggiornata di anno in anno, attualmente la Prius si trova in un poco dignitoso centotrentottesimo posto, surclassata anche da tante auto molto più pesanti e potenti.
È bene precisare che questa è una ricerca molto complessa e che quindi è stata ampiamente criticata da più parti per il metodo con cui sono stati raccolti e calcolati i valori finali, ma il risultato è ugualmente eloquente.

Ma se la Prius è davvero così efficiente, come mai la Toyota non monta quel propulsore su veicoli commerciali leggeri, che vengono acquistati da chi, magari anche fregandosene delle questioni ecologiche, si fa i suoi bei conticini quando va a pagare il conto al distributore?

Siamo tutti vittima di questo gioco, ci caschiamo ogni giorno, continuamente. In fondo nessuno è disposto a pagare tutti quei soldi per un MacBook Pro solo perché ha le finestre gommose e un basso ritardo nella riproduzione dell’audio. L’andamento dell’intero mercato automobilistico è influenzato dalla dinamica del prezzo dei carburanti nell’ultima settimana prima dell’acquisto (per un oggetto che pagheremo per anni).

Non siamo esseri razionali, abbiamo bisogno di sognare e, spesso, ammettiamolo, preferiamo tenere gli occhi chiusi.

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