Volo supersonico tra interessi militari e civili – gli Anni ’60 (2a parte)

Proseguendo lungo gli anni ’60, andiamo oggi sulla sponda Sovietica per parlare della risposta dell’allora rivale degli Stati Uniti alle continue innovazioni in campo aeronautico.

TRE LETTERE PER UNA GRANDE MINACCIA – I MIG

Se sulla sponda americana c’era una certa vivacità sul fronte dello sviluppo di nuovi velivoli per gli impieghi più vari, ad opera di un buon numero di aziende attive nel campo aeronautico (abbiamo già visto degli esempi ad opera della Lockheed, North American, Northrop, McDonnell Douglas, alle quali va sicuramente aggiunta anche la Grumman), aldilà della cortina di ferro non c’era molta meno vivacità, ma a generarla erano due sole aziende: la Mikoyan Gurevich con i famosissimi MiG e la Sukhoi.

Delle due aziende è sicuramente più nota al grande pubblico la Mikoyan Gurevich, in quanto la sigla MiG che caratterizzava tutti gli aerei prodotti dall’azienda Sovietica è stata più volte presente sui film d’aviazione, oltre che in certi casi presente nelle cronache.

Parlare dei MiG non è molto facile, in quanto delle loro caratteristiche si sapeva sempre troppo poco, anche se gli scontri di questi con le forze aeree alleate fornirono un buon numero di informazioni “sul campo”, quali capacità di manovra, carico bellico, velocità, ecc.

Tra tutti i MiG però ve ne è stato uno davvero misterioso, riguardo al quale si sapeva davvero poco più di nulla, ed i rari incontri (senza scontri) di piloti americani con essi avevano contribuito a creare intorno a questo aereo un alone di mistero e timore…

UN AEREO QUASI MITOLOGICO: IL MIG25 “FOXBAT”

Nell’allora Unione Sovietica le ricerche ed i progetti innovativi nel campo militare (non solamente aeronautico) venivano sviluppati da piccoli uffici denominati OKB, ovvero Ufficio di Progettazione Sperimentale tradotto dal Russo.

Tra questi piccoli uffici, molto famosi erano sicuramente l’OKB 155 e l’OKB 51, rispettivamente diretti da Artëm Ivanovič MikojanMichail Iosifovič Gurevič il primo e da Pavel Osipovič Sukhoj il secondo.

Proprio la coppia Mikojan – Gurevič, padri dei celebri MiG (aerei caratterizzati da buone prestazioni unitamente ad una grande semplicità costruttiva e manutentiva) che da loro prendono il nome, sviluppò negli anni ’60 un aereo estremamente innovativo e per certi versi sensibilmente differente rispetti a quanto sviluppato in precedenza dagli stessi, il MiG-25 “Foxbat”.

Per comprendere la genesi di questo velivolo bisogna come prima cosa ricordare il momento storico nel quale esso trova collocazione, in particolare bisogna evidenziare l’inferiorità dell’allora aeronautica Sovietica nei confronti di quella Americana, allora capace di penetrare nello sconfinato territorio del nemico in missioni di ricognizione ad alta quota con i Lockheed U-2 (sebbene proprio nel 1960 ne venne abbattuto uno ad opera della contraerea Sovietica) e con i successori supersonici Lockheed SR-71 “Blackbird” (di cui parleremo in seguito), oltre che capace di attaccare grazie ai bombardieri supersonici Convair B-58 “Hustler”.

La necessità di contrastare queste minacce maturò nella richiesta da parte delle autorità Sovietiche di un caccia intercettore capace di prestazioni adeguate ai velivoli rivali, sia in termini di velocità che di quota operativa, richieste alle quali l’OKG 155 rispose con il progetto del MiG-25.

Il MiG-25 è un caccia intercettore con ali a delta,  dotato di due turbogetto Tumanskij R-15B-300 e  realizzato in gran parte in leghe basate sul nichel, senza l’impiego di alluminio e di acciaio (quantomeno, se presente, non in maniera rilevante e non per la fusoliera).

Di questo aereo si scoprì ben presto che era caratterizzato da prestazioni all’epoca impressionanti, si riteneva fosse capace di velocità pari a Mach3 e capacità di manovra davvero eccezionali, e questa presunta superiorità rispetto ai velivoli allora disponibili per le forze armate USA fu da stimolo per lo sviluppo di un aereo di cui parleremo nel post destinato agli anni ’70, il McDonnell Douglas F-15 “Eagle”.

In effetti il MiG-25 era davvero capace di prestazioni impressionanti, potendo raggiungere Mach 3 se privo di carico, e capace comunque di volare a Mach 2.83 in condizioni di carico standard, sebbene fosse vietato ai piloti Sovietici superare Mach 2.5 senza autorizzazione in quanto i propulsori rischiavano danni rilevanti se sollecitati oltre questo limite.

La seguente carrellata di immagini mostra in varie angolazioni il MiG-25:

(il MiG-25 in una visione d’insieme)

(particolare dell’armamento)

(vista posteriore che evidenzia lo scarico dei turbogetti)

(vista inferiore)

Fu grazie alla diserzione del tenente dell’aeronautica Sovietica Viktor Belenko nel 1976 che fu possibile studiare nel dettaglio le caratteristiche di questo velivolo, evento che pose finalmente luce sulle reali prestazioni e sui limiti del velivolo, oltre ad aiutare il miglioramento dei sistemi di rilevamento e protezione terrestri.

E se oggi abbiamo parlato di un aereo caratterizzato di prestazioni straordinarie, la prossima settimana il protagonista non sarà da meno, quindi continuate a seguirci, sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.

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