Quale futuro per i grandi OEM?

Nel “lontano” 2009 mi domandavo: In tempi di Chrome OS e thin client, che fine farà l’hardware? Tre anni e passa dopo, Chrome OS è ancora più che irrilevante sul mercato ma Google, sviluppatore del primo OS mobile, ha acquisito Motorola; dal canto suo Microsoft, dopo aver abbracciato ARM ed aver stretto un accordo con Nokia, è prossima al lancio di Windows 8 ed ha annunciato Surface, il suo tablet fatto in casa, prossimo alla commercializzazione ad un prezzo pare molto aggressivo. Apple nel frattempo ha continuato a fare il suo mestiere: integrazione verticale, ecosistema saldamente coeso, con in più l’iPad, il quale molto più di Chrome OS ha accelerato il ritorno al paradigma del “thin client”.

Davanti a questo quadro cerco di immaginare il futuro di quelli che per anni hanno rappresentato i titani del mondo PC: Dell, HP, Lenovo, Acer, Asus. Produttori il cui fatturato – in ambito PC/consumer – è ancora legato a doppio filo a Windows e i cui sforzi in ambito “post PC” hanno prodotto poco o nulla nell’immediato, lasciando aperte prospettive non rosee per il futuro.

A fronte dei mutamenti di scenario intervenuti negli ultimi anni, quali margini di manovra esistono per le colonne del mercato PC Wintel? Se sulle strategie future di Microsoft l’accordo con Nokia e Surface gettano segnali preoccupanti, la citata acquisizione di Motorola lascia a Google l’opzione – finora molto teorica – di spingere sull’integrazione hardware di Android.

Anche al netto di questi dubbi, sul fronte tablet/smartphone la concorrenza è agguerritissima, gli ASP sono più bassi di quelli del PC e, dettaglio non trascurabile, non esiste (per ora) un gran mercato tablet fuori dall’iPad da un lato, e del duopolio Android/iPhone dall’altro, e quel che c’è – particolarmente negli USA – è targato Samsung, Google o Amazon (più, auspicabilmente, Microsoft con Surface), con RIM avviata a grandi passi verso l’irrilevanza.

Oggi come mai è richiesta una prospettiva a 360° sulle partnership software: la stessa Samsung, unico soggetto capace di estrarre un’economia rilevante da Android, si tiene aperta una porta su Windows Phone e Bada.

Quali ingredienti servono ai brand citati per tornare in corsa nel mercato “post PC”?

A più di 5 anni dal lancio del primo iPhone, piaccia o meno pietra miliare di questa nuova fase di mercato, è evidente che lo smartphone o il tablet altro non è che l’anello terminale di un complesso ecosistema che include cloud, applicazioni, contenuti – con “dosaggi” differenti a seconda delle piattaforme. Posto che i nostri siano disposti a competere ai margini del mobile, qual è il valore che sono pronti ad aggiungere? Un app store dedicato? Un marketplace di contenuti multimediali in grado di competere con l’offerta di Apple, Google, Microsoft o Amazon? Un’offerta cloud consumer personalizzata? Con quali investimenti? Giustificabili da quali proiezioni sui volumi? Sviluppati a spese di quale degli attuali leader di mercato?

L’incapacità di elaborare una strategia a fronte delle questioni sollevate, rischia di lasciare i grandi OEM aggrappati a un mercato hardware attivo ma in sé sempre più povero di valore aggiunto.

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