Microsoft presenta il suo tablet Surface, ma qual è la strategia?

L’idea di un tablet prodotto da Microsoft aleggiava da tempo. Il successo di Apple, azienda che ha riportato in auge il modello dell’integrazione verticale HW/SW – tramontato proprio con l’avvento del PC Wintel – ha spinto molti a riconsiderare le proprie strategie “ecumeniche”. Google in primis, che con l’acquisizione di Motorola Mobility ha dato un forte segnale in questa direzione – benché il rapporto con i partner terzi sia ancora tutt’altro che sciolto. L’annuncio di un tablet Microsoft sembra chiudere il cerchio, portando l’azienda di Redmond in diretta e esplicita competizione con Apple e il suo iPad.

Logicamente l’approccio del colosso di Redmond in questa direzione è molto più cauto e, come nota Nathaniel Mott in Pandodaily, piuttosto ambivalente. Che è il minimo se si considera il ruolo storicamente giocato da Microsoft nel mondo PC!

Rimane da capire quale sarà il ruolo di surface nel mercato: un “reference design” con limitati volumi di mercato, stile Google Nexus? O piuttosto un prodotto da spingere al 100% sul canale, a la Xbox? In questo secondo caso, come reagirebbero i partner? A fronte di quali OS alternativi idonei al grande pubblico? Chrome OS? Ubuntu?

Personalmente opterei per l’ipotesi del flagship design, uno strumento che mentre indica “educatamente” la strada ai partner OEM, minaccia di diventare cogente e costringerli ad ingoiare amaro per un numero indefinito di trimestri. Il motivo è molto semplice: Microsoft ha fatto l’impossibile per far entrare l’elefante (Windows) nella gabbietta (i nuovi form factor ultraportatili), ma le tolleranze sono strettissime, la competizione vigorosa nel segmento tablet, e senza la collaborazione dei partner – ovverosia in assenza di un hardware adeguato – l’esperienza utente rischia di essere fortemente compromessa.

In ultima analisi Surface è il segno che Microsoft ha ben capito che il ruolo dell’OS come massimo comun denominatore fra computer e computer sta venendo perlomeno relativizzato dal cloud. Procede dunque verso un “assottigliamento” del PC, mantenendo nel contempo la non triviale ambizione della continuità con l’enorme ecosistema software esistente, e con le aspettative di una colossale base utente.

A ben rifletterci tuttavia, e malgrado il peso della “svolta Surface”, il grosso del carico di questa transizione rimane addosso a Windows 8. È l’OS giusto per traghettare Microsoft in un futuro di client sempre più sottili? Lo vedremo fra qualche giorno, appena avrò avuto il tempo di metabolizzare gli ottimi contributi che mi avete fornito commentando questo pezzo.

PS Trovo molto interessante che, malgrado le premesse poste da Chrome OS già 3 anni fa, anche Microsoft si avvii a superare Google – rimasta ferma, tanto per cambiare, ad un prodotto “beta” – nella corsa per la creazione di un trait d’union credibile fra PC e cloud.

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