Smaltire i rifiuti senza combustione: il Trattamento Meccanico Biologico

Dopo avere discusso ampiamente dei metodi di trattamento dei rifiuti mediante Termovalorizzazione, Pirolisi e Gassificazione, ed averne confrontato, seppure in maniera qualitativa, le emissioni, andiamo oggi ad introdurre una differente tecnologia che si prefigge di trattare la frazione organica dei rifiuti senza combustione, ovvero andiamo a parlare dei Trattamenti Meccanici Biologici (TMB).

TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO – IL PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

In linea generale, il processo di Trattamento Meccanico Biologico rappresenta un processo “a freddo” non intervenendo in nessuna sua fase il processo di combustione e, come indicato chiaramente dal suo stesso nome, si basa essenzialmente su processi meccanici e biologici per trasformare il materiale da trattare nel prodotto finale.

Tali processi meccanici consistono principalmente in una sequenza di operazioni, gestite da svariati macchinari controllati da sistemi di controllo automatici, i quali operano la separazione dei materiali (qualora non preventivamente effettuata mediante differenziazione alla fonte dei rifiuti, ovvero mediante raccolta differenziata più o meno dettagliata) per classi, in modo da separare la frazione organica da quella non organica (vetro, metalli, ecc.) e destinare ciascuna classe di materiali ai trattamenti successivi.

Per operare tale separazione vengono impiegati differenti dispositivi, ad esempio sistemi magnetici per la separazione dei metalli ferrosi, sistemi a correnti parassite per i materiali metallici non ferrosi ed altri sistemi di vagliatura che operano su varie caratteristiche dei materiali (ad esempio la differente densità).

La fase successiva alla vagliatura del rifiuto consiste nel trattamento vero e proprio dello stesso, trattamento che nel caso della parte organica consiste nella digestione anaerobica mentre per la parte non organica consiste principalmente nell’invio alle attività di riciclaggio per i materiali che lo consentono, oppure al conferimento in discarica.

La parte organica è costituita principalmente dalla frazione umida del rifiuto (se non separata in precedente e destinata ad altri impieghi, ad esempio il compostaggio) unitamente alla frazione costituita da carta e cartone, oltre che da altri rifiuti derivati dal legno, e trattandosi di materiali caratterizzati da differente fermescibilità, la loro destinazione a seguito della vagliatura meccanica si può differenziare seguendo due linee differenti:

  • frazione altamente fermescibile: trattamento di digestione anaerobica per la produzione di biogas e di sottoprodotti utilizzabili come fertilizzanti, oppure trattamento aerobico (Compostaggio) per la produzione essenzialmente di fertilizzante (Compost)
  • frazione scarsamente fermescibile: produzione di materiale inerte di natura biologica od impiego nella preparazione del CDR – Combustibile Derivato dai Rifiuti nel caso il contenuto energetico dello stesso sia adeguato

La parte non organica è costituita principalmente da metalli, vetro ed altre sostanze, tra le quali è improprio includere le materie plastiche, in quanto per loro stessa natura sono prodotti di natura organica, anche se inadatti a processi di digestione aerobica od anaerobica per via della loro struttura costituente.

Le plastiche, nel TMB sono destinate al riciclaggio (così come il vetro ed i metalli) per la parte termoplastica (ad esempio il PET) mentre per la parte termoindurente si pongono gli stessi problemi relativi a tutte le altre soluzioni di trattamento di rifiuti presentate, ovvero non trattandosi di materiali riciclabili in senso stretto (non si può generare nuova plastica da una plastica termoindurente) si deve stabilire la loro destinazione od impiego finale.

DAL RIFIUTO ALL’ENERGIA – CONSIDERAZIONI SUL TMB

Per quanto esposto finora, appare evidente come tale tecnologia in se stessa si prefigga come scopo la produzione di sottoprodotti utilizzabili in differenti contesti, senza prevedere al suo interno una chiusura del ciclo dei rifiuti, analogamente a quanto avviene negli impianti di Pirolisi e di Gassificazione, i quali (se considerati limitatamente al processo di cui portano il nome) producono dei prodotti combustibili che vengono inviati ad altri impianti per il loro impiego, oppure utilizzati in loco mediante l’accoppiamento degli impianti di Pirolisi e Gassificazione con dei tradizionali (anche se opportunamente dimensionati) impianti termoelettrici.

Analogamente a tali impianti, nel caso in cui si voglia produrre in loco l’energia elettrica dal biogas (energia necessaria anche per il sostentamento dell’impianto stesso), risulta necessaria l’adozione di un impianto termoelettrico sottoposto all’impianto di TMB,

Con questa introduzione sul Trattamento Meccanico Biologica si chiude questo post, ma ritorneremo sull’argomento lunedì prossimo andando ad esaminare più in dettaglio le tecnologie disponibili, ovviamente sempre su AppuntiDigitali, naturalmente con la rubrica Energia e Futuro.

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