Termovalorizzatori: emissioni inquinanti e limiti di legge (3a parte)

Riprendiamo e concludiamo in questa terza puntata l’argomento riguardante il trattamento dei rifiuti mediante “Termovalorizzazione“, andando a discutere sulle emissioni e sul loro trattamento.

DAL COMBUSTIBILE AI PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE

Come illustrato nei precedenti post, esistono diverse configurazioni di caldaia così come esistono varie tipologie di rifiuti trattabili, e ciascuna soluzione e combinazione porta ad avere come risultato della combustione, al netto del recupero energetico, delle emissioni gassose e solide composte principalmente da due famiglie di inquinanti così definite:

  • Macroinquinanti – presenti in quantità dell’ordine dei mg/Nm3 o superiori
  • Microinquinanti – presenti in quantità dell’ordine dei µg/Nm3 od inferiori

Per quanto riguarda i macroinquinanti, si rilevano tra le specie interessate principalmente le seguenti: SOxNOxCOpolveriHCl ed HF.

Le specie che compongono i microinquinanti sono invece principalmente le seguenti: composti organici volantiIPA (idrocarburi policiclici aromatici), diossine (isomeri di policlorodibenzodiossine – PCDD), furani (isomeri di policlorodibenzofurani – PCDF), metalli pesanti (nichel, piombo, cadmio, mercurio, cromo, ecc.).

Da tale breve lista è facile individuare, soprattutto tra i microinquinanti, specie come i metalli che possono venire tanto più ridotte quanto più il rifiuto risulta selezionato alla fonte (o successivamente, ma comunque prima che arrivi in caldaia), oppure gli ossidi di zolfo tra i macroinquinanti che possono venire ridotti anch’essi tanto più quanto più il rifiuto ed il combustibile aggiunto ad esso (in genere polverino di carbone) ne sono privi.

Le altre specie inquinanti sono invece dovute principalmente alle caratteristiche della combustione, pertanto la loro riduzione è strettamente legata alle modalità con le quali questo processo avviene.

EMISSIONI E LIMITI NORMATIVI

Le emissioni devono rispettare i limiti di legge, i quali vengono aggiornati negli anni con valori sempre più restrittivi, ed attualmente i principali livelli limite di emissione sono i seguenti (D.Lgs.133/2005):

Emissioni espresse in mg/Nm3

  • Polveri: 10
  • Acido Cloridrico – HCl: 10
  • Ossidi di Azoto – NOx: 200
  • Monossido di carbonio – CO: 50
  • Acido Fluoridrico – HF: 1
  • Carbonio Organico Totale: 10
  • Somma Metalli: 0.5
  • Idrocarburi Policiclici Aromatici – IPA: 0.01
  • Diossine e Furani (ngFTE/Nm3): 0.1 (FTE – Fattore di Tossicità Equivalente)
  • Cadmio e Tallio: 0.05
  • Mercurio: 0.05
Tali valori fanno riferimento in certi casi ai limiti giornalieri piuttosto che ai limiti istantanei, in quanto esistono condizioni medie e condizioni istantanee (o su base oraria) da rispettare come definito dalla normativa stessa.

Per quanto riguarda le emissioni degli impianti esistenti, si è in presenza di una certa differenza tra quanto emesso da impianti moderni e quanto emesso da impianti di vecchia concezione, sebbene esistano dei requisiti da rispettare in termini di aggiornamento dei sistemi di trattamento dei fumi al fine di rispettare le normative.

A titolo di esempio, per un impianto moderno, i livelli di emissioni sono mediamente (pertanto non sulla base delle singole specie, benché queste siano comunque inferiori al limite) dell’ordine del 15-20% del limite normativo.

Con questo anche per oggi è tutto, vi rinnovo l’appuntamento a lunedì prossimo, sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.

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