Energia: la coscienza sporca dell’IT

Courtesy of rhino.comDa qualche tempo a questa parte vado considerando che sui consumi energetici andrebbe fatto un serio esame di coscienza anche nel settore tecnologico. Vent’anni fa, quando l’economia ancora tirava e il petrolio sembrava ancora abbondante, un tipico PC richiedeva anche meno di 100w più il monitor. Oggi che il petrolio scarseggia e la crisi energetica incombe, gli alimentatori hi-end hanno passato il KW.

Paradossalmente, è l’esatto opposto del trend che sta seguendo una buona parte del settore automobilistico – anche se parliamo di ordini di grandezza sottomultipli. È certo che coi computer di oggi si fanno cose che vent’anni fa non si potevano nemmeno immaginare, ma sembra che la corsa alle prestazioni abbia posto sotto il proprio segno l’evoluzione dell’hardware – perlomeno sul fronte desktop – a scapito della priorità sul contenimento dei consumi.

Il risultato è che oggi, anche per gli impieghi più banali, non si può fare a meno di acquistare un processore dual core con almeno 1Gb di RAM, e i quad core sono ormai giunti a prezzi molto competitivi. Il tutto quando, non mi stanco di ripeterlo, dieci anni fa con un sistema quadriprocessore e la memoria che oggi serve per un desktop hi-end, si faceva girare un’azienda di 500 dipendenti.

Mi direte che il consumo di monitor, dopo l’avvento degli LCD, è diminuito drasticamente, ma è pur vero che qualche anno fa lo standard era 15″/17″ mentre oggi i pannelli 22″ occupano poco più che l’entry level, con prezzi su strada di circa € 200 e consumi non esattamente parchi.

Anche sul fronte software, il fatto che si si sia da sempre incentivata una corsa al rialzo dei requisiti di sistema, ha portato a moltiplicare a dismisura il numero di transistor su CPU, RAM, VRAM, GPU, chipset etc. che il PC medio contiene. Tutta roba che – oltre ad emettere un calore crescente – viene alimentata dalle stesse centrali che producono polveri sottili, scorie nucleari e via discorrendo, con un impatto sull’inquinamento perfettamente misurabile.

Ovviamente la miniaturizzazione ha contribuito al contenimento dei consumi, ma il dato complessivo è in netta crescita e non mostra segni di recessione. Qualche progresso fatto sulla riduzione dei materiali tossici impiegati nella realizzazione dei componenti e nel riciclaggio degli stessi, compensa solo in parte il problema dell’aumento dei consumi energetici, che impatta quotidianamente e pesantemente sull’ecosistema.

Mi pare questo un caso eclatante di predominio delle logiche che mirano a sostenere il ritmo dei cicli di rinnovamento su quelle di sostenibilità globale.

Nel settore automotive, ci sono produttori – Lexus in primis – che sono riusciti ad accostare il prestigio all’impiego di tecnologie ibride che riducono l’impatto ambientale. Sul fronte PC sembriamo viaggiare a grandi passi in direzione opposta, con la parziale eccezione dei portatili. Ci sarà mai spazio nel mercato informatico – prima che diventi inevitabile – per prodotti che diano la priorità alle performance ambientali?

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