ESA Cosmic Vision: come l’Europa vede lo spazio

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Fare scienza è come qualsiasi altra attività umana: richiede determinazione, organizzazione supporto economico e sociale. I singoli scienziati danno il massimo per produrre i migliori risultati possibili, ma al giorno d’oggi questo può non essere sufficiente se non è accompagnato dal supporto di grandi organizzazioni internazionali.

Quello che non sappiamo della natura è tantissimo e per riuscire a comprendere quello che ancora non comprendiamo dobbiamo procedere con razionalità. I tempi della mela di Newton sono andati e, forse, non sono mai esistiti: il colpo di genio può esistere, ma è inutile se non è accompagnato dal contesto sociale ed economico corretto (per una lunga ed interessantissima lista di esempi a riprova di questa frase, vi consiglio di leggere “Farmer Buckley’s Exploding Trousers – and other odds events on the way to scientific discovery“).

Al fine di creare questo sostrato, la comunità scientifica è oggi accompagnata da un numero sempre crescente di organizzazioni e agenzie di finanziamento della scienza. In Italia conosciamo il CNR, l’INFN, l’INAF, e molte altre organizzazioni. A livello europeo, oltre al CERN, non possiamo non menzionare l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ovvero l’equivalente della NASA, l’Agenzia Spaziale Americana.

Molto spesso le decisioni che queste organizzazioni portano avanti sono il vero e proprio carro che traina la scienza moderna. Non si può finanziare tutto: le selezioni sono molto importanti, richiedono grande serietà e competenza, e influiscono in maniera decisiva sul futuro della scienza. Avevo menzionato in passato che spesso, nella ricerca scientifca, si segue il metodo dell’ubriaco, che cerca la propria chiave dove c’è la luce, poiché sa che dove non c’è luce non ha speranza di trovare la sua chiave. Oltre alla luce intesa in termini scientifici, spesso i ricercatori devono anche seguire la luce intesa in termini economici, ovvero fare le ricerche per cui si trovano i fondi.

Ora, ho la sensazione che molti di voi stanno già pensando “ecco, vedete, la scienza è cattiva, perché lavora solo per soddisfare le voglie dei ricchi mecenati cattivi ed egoisti, che vogliono dominare il mondo come nei film di 007”. Al contrario, questo non accade quasi mai, almeno posso affermare con certezza che ciò non avviene nel mio campo, ovvero fisica delle particelle e astrofisica. L’aspetto più negativo (e per cui servirebbe un intero nuovo blog per discuterne) è che si tende a seguire argomenti più “cool”, perché portano maggiore visibilità nei media e maggiore supporto a livello internazionale. È più facile pubblicare, quindi è più facile fare carriera e trovare fondi. Ma cosa succede se l’argomento “cool” si rivela invece un fallimento? È molto più difficile, a quel punto, avere persone preparate che possano venire fuori con un’alternativa (cosa succede l’Higgs non esiste? E se la supersimmetria si rivela un grosso buco nell’acqua? Credo avremo modo di discuterne nei mesi futuri).

L’ESA, come le altre agenzie di finanziamento, ha il dovere di comprendere bene il panorama scientifico e pianificare a lungo termine gli investimenti, compito assolutamente non facile. Uno dei progetti di questo tipo è la così detta “Cosmic Vision 2015-2025”, ovvero il programma spaziale dell’ESA nel prossimo decennio e oltre. Per mettere le basi a questo progetto, l’ESA ha deciso, nel 2004, di raccogliere articoli, idee e progetti dai più grandi scienziati e gruppi di ricerca europei, per cercare di rispondere assieme a quattro domande fondamentali:

  • Quali sono le condizioni che un pianeta deve soddisfare in fase di formazione per ospitare le vita?
  • Come funziona il Sistema Solare?
  • Quali sono le leggi fisiche fondamentali dell’Universo?
  • Qual è l’origine dell’Universo e di che cosa è composto?
Nel 2007 si è aperta ufficialmente la stagione della caccia ai proposals, e l’ESA ha ricevuto la bellezza di 19 progetti di astrofisica, 12 di fisica fondamentale e 19 sul sitema solare. È quindi molto difficile scegliere tra tutte queste idee, perché i fondi non sono infiniti (per dare un numero, ogni cittadino europeo paga circa 1 euro all’anno di tasse dedicate all’ESA) e questi progetti non sono esattamente a buon mercato. Per procedere nella scelta, i progetti sono stati suddivisi in progetti di classe M, ovvero “medi”, e L, “large”, cioè grandi. Le missioni di tipo “medio” sono definite con un tetto di spesa di 470 M€. Inizialmente la selezione si è concentrata su questa classe, seguendo un piano temporale ben stabilito.
Le selezioni si sono aperte, e tre missioni sono state subito messe in lizza per coprire le posizioni M1 ed M2, ovvero le prime due missioni a partire. Queste tre sono: Euclid, una missione per studiare la Materia Oscura e l’Energia Oscura nell’Universo, PLATO, una missione per la ricerca di pianeti extrasolari e Solar Orbiter, una missione per l’osservazione da vicino del nostro Sole.
A Febbraio di quest’anno sono sopravvissute 4 missioni di classe M come candidati per M3. La prima EChO (Exoplanet Characterisation Observatory) è dedicata allo studio delle atmosfere di pianeti extrasolari, per comprendere le condizioni adatte alla vita. La seconda, LOFT ( Large Observatory For X-ray Timing) si prefiggerebbe di studiare il moto della materia nelle vicinanze dell’orizzonte degli eventi di un buco nero, oltre che allo stato della materia all’interno delle stelle a neutroni. MarcoPolo-R è invece una missione per lo studio di asteroidi primitivi vicini alla Terra, mentre STE-QUEST (Space-Time Explorer and Quantum Equivalence Principle Space Test) vuole comprendere in modo molto preciso gi effetti della forza di gravità sul tempo e sulla materia.
Poche settimane fa, proprio in coincidenza (ma la coincidenza è reale, poiché i due eventi sono totalmente sconnessi) dell’assegnazione del premio Nobel per la fisica, sono stati promossi i primi due progetti di classe M, M1 e M2. I vincitori sono stati Solar Orbiter, che vuole rispondere la seconda domanda della Cosmic Vision, Come funziona il Sistema Solare?, e che è programmato per partire nel 2017, ed Euclid, che decreta assieme ai Nobel 2011 l’interesse della comunità per la cosmologia, in particolare per la comprensione della Materia Oscura e della Energia Oscura, e che speriamo risponda alla domanda Qual è l’origine dell’Universo e di che cosa è composto? Euclid dovrebbe partire nel 2019. Gli altri sono ancora in lizza per la missione M3, ma ne resterà solo uno…
Nel frattempo ci sono anche le missioni di classe L, che sono ancora più ambiziose.  Sono così grandi e costose, che solo una (e anche quella, non è sicura) verrà scelta. Queste missioni sono così costose che l’ESA non può finanziarle in modo autonomo, ma ha dovuto allearsi con altre agenzie spaziali, specialmente NASA e JAXA (l’agenzia spaziale giapponese). I tagli finanziari subiti dalla NASA, però, hanno causato dei rallentamenti, ma la speranza è ancora presente.
Di tutte le proposte ricevute, solo quattro sono al momento prese in considerazione. Europa Jupiter System Mission è una missione il cui scopo è lo studio del sistema planetario di Giove. LISA è un progetto ambiziosissimo, che si prefigge di misurare le onde gravitazionali, similmente a  quello che cerca di fare Virgo, in Toscana, ma con un sistema gigantesco composto da tre satelliti. Infine IXO, una collaborazione NASA e JAXA, è un grandissimo osservatorio di raggi X spaziale.
Come avrete capito, lavorare per queste agenzie di finanziamento è praticamente importante tanto quanto lavorare per gli esperimenti veri e propri: le due cose sono interconnesse e nessuna potrebbe esiste senza l’altra. Adesso, quindi, non ci resta che aspettare che Euclid e Solar Orbiter prendano il volo (e la strada è ancora molto lunga) e le prossime missioni vengano selezionate con criterio.

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