Dopo 30 anni, la FAT rimane sulla cresta dell’onda

Com’era ampiamente prevedibile, il recente accordo fra Microsoft e Samsung riguardo a violazioni di brevetti della seconda ha sollevato non nuove, quanto ormai cicliche e stantie, polemiche su questo istituto e, manco a dirlo, sulla ben nota multinazionale di Redmond.

Il pomo della discordia sembrerebbe identificato nel file system più celebre al mondo: la File Allocation Table (meglio conosciuta come FAT) utilizzata nell’ancor più famoso MSDOS di cui abbiamo già ampiamente discusso in queste pagine.

Nata in sostituzione del filesystem del CP/M, ritenuto poco efficiente e flessibile dal creatore del QDOS (poi divenuto MSDOS, per l’appunto), si fa fatica a credere che ancora oggi venga utilizzata e, addirittura, sfruttata come merce di scambio in accordi strategici e multimilionari.

In effetti la FAT introdotta col DOS, sebbene migliore rispetto a quanto offerto dalla concorrenza, rimane pur sempre figlia del suo tempo e ne riflette tutti i limiti.

Coi suoi 2^12=4096 cluster gestibili, 512 voci massime nella cartella principale (la root; questo valore si poteva cambiare, ma era comunque fisso e fissato alla formattazione), e il famigerato limite di 8 caratteri (con le sole maiuscole) per il nome più 3 per l’estensione, appare decisamente anacronistica e del tutto inadatta per i numeri e le qualità a cui siamo ormai abituati da parecchio tempo.

Questa, infatti, viene comunemente indicata col nome di FAT12, che richiama alla mente i 12 bit utilizzati per referenziare i cluster del disco. C’è da dire che lo spazio indirizzabile era tanto, all’epoca, sfruttando il fatto che i cluster definiscono un insieme di settori, per uno spazio massimo di 64KB.

Da ciò si evince che lo spazio totale gestibile raggiungeva la ragguardevole quantità di 32MB (cioè 4096 cluster * 128 settori per cluster * 512 byte per settore).

A essa hanno fatto ovviamente seguito altre versioni che hanno contribuito a migliorarne i limiti che, col passare del tempo e i notevoli progressi della tecnologia, hanno costituito un pesante fardello che il DOS ha dovuto necessariamente superare pur di rimanere competitivo e… usabile.

FAT16 ha esteso a 16 bit l’informazione sul numero di cluster referenziabili, portandoli a poco meno di 65536 (gli ultimi valori sono riservati per particolari scopi, come sempre), e di conseguenza la dimensione massima delle partizioni del disco a ben 4GB.

Mandato in pensione il DOS, Windows ’95 ha introdotto una nuova versione della FAT, la FAT32, che, come si può intuire dal nome, estende a 32 bit la rappresentazione dei settori, arrivando quindi a indirizzare 2TB di spazio (256 teorici, ma si fa uso di 28 bit anziché 32; gli ultimi 4 bit sono riservati e devono essere zero).

Ma un’altra importante, nonché lungamente attesa, novità è rappresentata dal nuovo supporto ai nome di file lunghi; estensione chiamata LFN (Long File Names), ma comunemente nota come VFAT, permette finalmente di poter assegnare fino a 255 caratteri per i nomi di file e cartelle.

Tornando alla polemica di cui si parla all’inizio dell’articolo, FAT12 e 16 sono i più vecchi formati e quindi sono sicuramente liberi, in quanto i brevetti sul software durano 20 negli USA, per cui, se esistenti, sono sicuramente scaduti.

Il problema è che sono troppo vecchi e, per quanto già detto, praticamente inutilizzabili; soltanto la FAT16 avrebbe qualche chance, ad esempio per le chiavette USB (o SD, microSD, ecc.) di fascia bassa (4GB ormai è il minimo taglio disponibile), considerando soltanto il limite più grosso di questo formato, cioè proprio la dimensione massima di 4GB.

Senza dubbio sono FAT32 e VFAT a risultare più appetibili, ma si tratta di formati più giovani e che rientrano sicuramente nel limite dei 20 anni di cui sopra. Microsoft sembra essere in possesso di 4 brevetti che li coprono, e non ha alcuna intenzione di rinunciarvi (perché dovrebbe farlo, poi? E’ frutto del suo lavoro). Anzi, ha già imposto un accordo con diversi produttori di dispositivi mobili (praticamente tutti, a parte Motorola, con la quale c’è una causa in corso).

I conti in ogni caso non tornano, poiché BigM fa pagare 25 centesimi (di dollaro) per singolo pezzo venduto che fa uso di uno di quei 4 brevetti, mentre finora s’è parlato di 4-6 dollari, fino a una decina circa. La distanza è troppo marcata, per cui è evidente che l’accordo verta anche su altro.

E’ molto probabile, a questo punto, che il numero di brevetti frutto di quegli accordi sia ben più elevato di 4, e tocchi diversi altri argomenti. Microsoft in passato ha parlato di circa 200 brevetti che Linux violerebbe, e alla luce di ciò l’ipotesi risulta tutt’altro che peregrina.

D’altra parte se colossi del calibro di Samsung sono stati costretti a trovare un accordo di questo tipo pur di evitare un ben più lungo e oneroso processo (e magari il blocco dei loro dispositivi), qualche fondamento dev’esseci per forza, anche se finora non c’è nulla di chiaro, se non gli effetti prodotti.

FAT, quindi, ha sicuramente contribuito in questo scenario, e in futuro NTFS ne prenderà molto probabilmente il posto, ma al momento e nonostante la veneranda età non sembra proprio intenzionato ad andare in pensione…

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