Osborne 1: 11 Kg di leggerezza per il primo “portatile”

11 Kg, esattamente il peso dell’Osborne 1, il primo computer portatile della storia che, in questo mese primaverile, compie 30anni.

Dimensioni che oggi sembrano improponibili alla luce di un mercato che considera “troppi” anche i 2-3 kg medi di un buon portatile e che guarda sempre più con maggiore attenzione il mondo dei tablet, iPad 2 in testa. Inoltre negli 11kg non è incluso il “battery pack”, indispensabile per utilizzare il sistema senza collegarlo all’impianto elettrico.

L’Osborne 1

Eppure guardando uno dei vari elementi pubblicitari del 1981 viene da sorridere, soprattutto pensando all’omino che passeggia spensieratamente con quel pesante “valigione” a corredo e tenta di suggerirci “Going to work with an Osborne”.

Pubblicità dell’Osborne 1

Ma qual è la storia di quello che comunemente viene considerato il primo personal computer “trasportabile”?

Partiamo dal suo ideatore, Adam Osborne, ingegnere chimico ed esperto di nuove tecnologie. Nel 1961 Osborne fonda la “Osborne & Associates” una delle poche società editrici a pubblicare testi sui microcomputer agli inizi degli anni ‘70. Tra questi, nel 1975, viene pubblicato “An Introduction to Microcomputers” che vende ben 300.000 e sarà, successivamente, interessato da una serie di ristampe.

Nel 1979 Osborne vende la casa editrice alla McGraw-Hill e fonda la Brandywine Holdings per realizzare “una nuova tipologia di computer”. La società sarebbe presto diventata la Osborne Computer Corporation (OCC).

La progettazione del nuovo computer è affidata a Lee Felsenstein, che però non ha mai nascosto la forte influenza di Osborne nella definizione del sistema stesso. Felsenstein si disse convinto che Osborne prese a modello un concept di Trip Hawkins (successivamente fondatore di Electronic Arts) e Blair Newman, dipendenti di Apple che non riuscirono a convincere Jobs sulla bontà della loro idea. Probabilmente Osborne si ispirò anche al prototipo NoteTaker dello Xerox PARC e al Radio Shack Pocket Computer (più simile ad una calcolatrice che a un computer programmabile).

Xerox PARC NoteTaker

Radio Shack Pocket Computer

L’impatto del prodotto sul mercato fu devastante. David Bunnell, uno dei tecnici del MITS che aveva lavorato alla realizzazione del primo computer, futuro fondatore di PCMagazine, PcWorld e MacWorld e managing editor della casa editrice di Osborne, affermò:

“There were three major people in the industry: Bill Gates, Steve Jobs, and Adam Osborne, and not necessarily in that order.”

L’Osborne 1 viene progettato per offrire un set di funzionalità sacrificate in favore della trasportabilità, soprattutto lo schermo con le modeste dimensioni di 5” e i 52 caratteri per linea di testo. Il cuore del sistema è lo Zilog Z80 a 4 MHz (come il Radio Shack’s TRS-80), affiancato da 64Kb di RAM e da un sistema storage costituito da due floppy drive da 5.25” a singola faccia da 102Kb.

Il case propone due ampie fessure frontali pensate per ospitare eventuali espansioni del sistema, tra cui è interessate annoverare il modem Osborne DATACOM, con un transfer rate di 300baud.

Il Modem opzionale

Come si vede dalla foto, in realtà, l’alloggiamento è solo uno “spazio aperto”, non comprendente alcun tipo di connettori interni, tant’è che il modem stesso è collegato al sistema con un cavo esterno ben visibile. In alcune pubblicità tali alloggiamenti venivano usati come semplici spazi per ospitare i floppy disk.

L’Osborne 1 “nudo”

Il prezzo di vendita fu fissato a 1.795 dollari, una cifra abbordabile che contribuì a favorirne l’ascesa e a dare un impulso fondamentale al mercato dei sistemi portatili (per approfondimenti Adam Osborne e l’epoca dei computer “trasportabili” ).

Se la dotazione hardware era tutto sommato limitata, altrettanto non può dirsi di quella software che, a conti fatti, aveva un valore stimabile sui 1.500 dollari: sistema operativo CP/M 2.2, foglio elettronico SuperCalc, programma di scrittura WordStar, linguaggi di sviluppo Microsoft MBasic e Digital Research CBasic.

CP/M 2.2 in funzione sull’Osborne 1

Sempre considerando il software si capisce come l’idea alla base del sistema fosse quella di disporre di un “supporto” elettronico per la memorizzazione veloce di informazioni e annotazioni.

Alla prima versione segue una revisione più che altro stilistica, che porta la mascherina frontale a divenire di colore blu e ad  assumere, in generale, uno stile più sobrio.

Osborne 1 – rev.1

L’Osborne 1 fu un grande successo commerciale, vendendo circa 10.000 unità nel primo mese di commercializzazione e permettendo alla Osborne Computer di agguantare il traguardo di 1 milione di dollari (derivante dalla sua vendita) nel mese di settembre.

Nel 1982, nella foga di annunciare il successore del proprio sistema, in modo da contrastare i nuovi competitors nel settore portatile (leggasi Kaypro II) ma anche nel settore desktop (leggasi PC IBM),  Osborne commette l’errore che porta a quello che oggi, nel marketing, è comunemente noto come “effetto Osborne”.

In pratica l’annuncio dell’ Osborne Vixen (sostituto naturale dell’Osborne 1) e dell’ Osborne Executive (di fascia superiore), causò un crollo delle vendite spingendo gli utenti ad attendere i nuovi modelli piuttosto che acquistare un sistema già obsoleto.

L’effetto Osborne fu una delle concause del fallimento della OCC, i cui prodotti furono surclassati dalla concorrenza, in particolare dal Kaypro II, decisamente più performante, ma anche dal nuovo PC IBM unitamente all’avanzata del sistema DOS.

Nel 1983 la società comincia a soffrire problemi di liquidità ed è costretta a dichiarare bancarotta a settembre dello stesso anno, entrando in regime di gestione controllata l’anno successivo. Grazie alla nuova situazione amministrativa, la OCC riesce a sistemare i propri conti ed iniziare la vendita del Vixen, ma il terreno perso è ormai irrecuperabile. Successivamente i diritti sul marchio “Osborne” furono venduti alla finlandese Mikrolog che ancora oggi produce sistemi IBM-compatibili con tale marchio.

La pubblicità del Vixen

 

Osborne 1 in Action


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