Per la rivoluzione, non contare su Internet

Sono tutte balle: la “rete distribuita” progettata per resistere ad attacchi militari mantenendo così le comunicazioni attive è vulnerabile, guarda un po’, alla volontà di quegli stessi dittatori sanguinari che a un certo punto potrebbero avere tutto l’interesse a farla tacere.

Per la seconda volta in un mese il blog di Renesys, società specializzata nel monitoraggio della rete, ha annunciato l’interruzione del traffico Internet (confermata da Google) in un paese in rivolta.

Renesys confirms that the 13 globally routed Libyan network prefixes were withdrawn at 23:18 GMT (Friday night, 1:18am Saturday local time), and Libya is off the Internet. One Libyan route originated by Telecom Italia directly is still BGP-reachable, but inbound traceroutes appear to die in Palermo. A minority of our peers report some surviving paths through the peering connection between Level3 and Telecom Italia, but traceroutes into those prefixes fail, suggesting that the Libyan cutoff is complete.

Ricordate quando si usava tingere il proprio avatar di verde in seguito alle proteste via Twitter in Iran? Quando si proponeva lo stesso Twitter per il Nobel per la pace? Oggi scopriamo che, in quanto a tecnologia, l’Iran di Ahmadinejad e Kamenei è uno stato più progressista e democratico di quelli che fino a ieri erano accreditati come credibili partner dell’occidente. Ma soprattutto scopriamo che, in barba alla nostra voglia di sentirci redenti dalla tecnologia, non sarà Internet a salvarci le terga quando “the shit hits the fan“.

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