Da Interface Manager a Windows 8, le origini

Venticinque candeline. Tante sono quelle che domani, 20 novembre, si appresta a spegnere Microsoft Windows. Il tutto con un dato di fatto: tra fans e detrattori, si tratta del sistema operativo più diffuso al mondo con quote che sfiorano il 90% del mercato.

Questa lunga ascesa è frutto di intuizioni, strategie, fallimenti, ma soprattutto della capacità di Microsoft di inseguire sempre e comunque la propria vision:un computer su ogni scrivania e uno in ogni casa”.

Con questa serie di post (5 in totale) ripercorreremo l’evoluzione di Windows, dalle “lontane” origini fino ad analizzare quella che sarà l’evoluzione che porterà sui nostri pc il futuro Windows 8 nel 2012.

Cercheremo di effettuare questa analisi raccontando aneddoti ed episodi che ne hanno condizionato l’evoluzione stessa, evidenziando le innovazioni delle varie release, pubbliche e non.

Le Origini

Cominciamo con un salto nel 1984 dove incontriamo Tandy Trower, il product manager in grado di trasformare quello che inizialmente sembrava solo un vaporware nella prima versione del software alla base della Microsoft Revolution.

Tandy Trower e Bill Gates

Trower è già al servizio di Microsoft da oltre un triennio, occupandosi prima di alcuni prodotti di intrattenimento come Flight Simulator e, successivamente, della gestione dei progetti relativi ai linguaggi di programmazione, con particolare ed ovvia enfasi sul Basic ma con occhi attenti sul FORTRAN, COBOL, 8086 Macro Assembler ed una versione proprietaria del Pascal.

Proprio quest’ultimo linguaggio è fonte di particolari preoccupazioni, vista l’avanzata del Turbo Pascal di Borland, che tenta di imporsi come linguaggio principe in ambito formativo al posto del Basic.

Gates rileva di essere particolarmente scontento della situazione e anche l’ipotesi di un Turbo Basic continua a non convincerlo, trattandosi di un tentativo poco strutturato di combattere Borland, che ha dalla sua il prezzo (50$ per il Turbo Pascal contro i 400$ del compilatore di Redmond) e l’appoggio dei programmatori. Questi ultimi, infatti, considerano Borland ed i suoi prodotti più adatti allo sviluppo di applicazioni professionali.

Dopo un colloquio diretto con Ballmer, in cui esprime tutte le sue perplessità relative al ruolo che ricopre, arriva per Trower il nuovo incarico: pm del progetto Interface Manager, ovvero Windows, nome commerciale scelto dall’allora responsabile del Marketing, Rowland Hanson. La nuova assegnazione sembra quasi un preludio al licenziamento, visto che l’uscita di Windows è già stata rinviata diverse volte e molte riviste del settore cominciano ad indicarlo come vaporware.

Interface Manager, 1983

In realtà, invece, la scelta è ben ponderata. Oltre a difficoltà tecniche, uno dei principali ostacoli incontrati da Windows è il grande alleato IBM, che ha deciso di snobbarlo in favore del suo ambiente a finestre (ma character-based) TopView. Microsoft non è preparata ad affrontare una vendita diretta (retail) uQ, essendo principalmente fornitore OEM, ed uno dei pochi a vantare competenze in merito è proprio Trower, visto il suo precedente ruolo nel settore ludico.

Inoltre proprio il settore ludico è particolarmente rilevante, dovendo Windows presentarsi con appeal tale da catturare l’attenzione e l’apprezzamento degli utenti.

Anche Gates e Ballmer rassicurano Trower, asserendo che non si tratta di un tentativo per farlo fuori, ma di un incarico volto a sfruttare più adeguatamente le sue competenze e a risollevare un prodotto che sta causando gravi danni di immagine alla società.

Così agli inizi del 1985 il nuovo PM prende le redini di Windows e si scontra subito con una brutta sorpresa: Scott McGregor, architect e manager del progetto, è stato da poco riassegnato dallo stesso Ballmer.

Ma Trower è ormai concentrato sul suo nuovo ruolo e come prima attività effettua una completa ricognizione sullo stato di avanzamento del progetto: il Kernel, il Gestore della Memoria, la Gestione degli Utenti, i Controlli e il motore GDI risultano praticamente ultimati, il che significa che il prodotto, tecnologicamente, è quasi pronto. Le problematiche sono fortemente concentrate sul piano commerciale, dall’individuazione del mercato alla strategia di penetrazione.

Sui tempi Ballmer è categorico: 6 mesi per rilasciare il nuovo prodotto.

Ciò porta alla scelta obbligata di congelare tutte le parti funzionanti, al di là della loro maturazione. Restano così alcune forti limitazioni, tra queste la dimensione fissa dei font della Title Bar e l’assenza dell’overlapping delle finestre, precedentemente eliminata in seguito alla minaccia di azione legale da parte di Apple.

Nella strategia di posizionamento sul marcato, Trower si scontra con un problema fondamentale ma, fino ad allora, ignorato: convincere gli utenti ad utilizzare un nuovo ambiente per il quale non è disponibile nessuna applicazione.

Bel problema. Ma la questione è ancora più profonda: l’inesistenza di strumenti di sviluppo validi per il nuovo ambiente.

Trower tenta allora di ottenere il supporto dei vari settori di sviluppo, senza grossi risultati. Infatti le risorse dedicate alle applicazioni Office sono concentrate sulle soluzioni per Mac, mercato snobbato da competitor come Wordperfect e Lotus e quindi ritenuto strategico. Non gli riesce neanche il tentativo di coinvolgere il suo ex team del Basic per realizzare una versione specifica per Windows; solo diversi anni dopo Gates darà l’ok per il Visual Basic.

Il lavoro di Trower si sposta allora sull’analisi dei programmi accessori sviluppati per il nuovo ambiente, dal piccolo editor testuale Notepad, alla semplice calcolatrice, passando per un primo embrione di editor grafico chiamato Windows Paint. La shell è costituita da un tool a riga di comando chiamato MS-DOS Executive, praticamente un launcher per applicazioni MS-DOS.

Strumenti insufficienti anche solo per catturare l’attenzione dell’utente medio. Con queste premesse riesce ad ottenere l’implementazione di una serie di tool che ritiene indispensabili, prendendo come riferimento quelli pensati da Apple per il Macintosh.

Vista d’insieme delle applicazioni in bundle di Windows 1

In particolare Trower riesce, con il supporto di Gates, ad ottenere l’implementazione di Windows Write dal team di Word, conscio che una versione dello stesso Word per Windows (così come di Excel) è al di là dal venire.

Inoltre il PM si concentra nell’integrazione in Windows, e nelle relative applicazioni, di una gestione minimale dei font, acquisendo la licenza del Sans-serif, del Serifed Proportional Font, e di un font di tipo fixed-width adatto alle stampanti a matrice (aghi). Ma la genialità è la collaborazione con Aldus per il supporto alle stampanti laser HP e, soprattutto, per avviare il porting di PageMaker, che si rileverà uno dei punti forti per l’espansione dell’ambiente a finestre Microsoft.

Altro aspetto fondamentale: le applicazioni esistenti per DOS.  Per la compatibilità con la modalità character-based, viene sviluppato WINOLDAPP (WINdow OLD APPlication), in grado di eseguire  correttamente applicazioni complesse come Word/Wordperfect ed Excel/Lotus 1-2-3.  In particolare Trower ricorre a Ray Ozzie di Lotus per ottenere un feedback su come realizzare una corretta keyboard-infertaface per l’utilizzo del diffusissimo 1-2-3.

Ovviamente si comincia a lavorare sulla possibilità di eseguire più applicazione DOS contemporaneamente, anche se la feauture non si rileva così semplice da implementare visto che gli sviluppatori dell’epoca utilizzavano spesso degli hack per ottenere più memoria di quanto il DOS permettesse di utilizzare.

Un altro aspetto di non poco conto sono le specifiche minime per l’hardware.

Ballmer focalizza il tutto su un sistema IBM PC con 256Kbyte di Ram, 2 floppy drive da 5 ¼ e un display CGA. In particolare quest’ultimo permette una risoluzione massima di 300×200 pixel, penalizzando decisamente il look and feel dell’ambiente. Fortunatamente Windows supporta anche l’EGA e le schede Hercules che consentono risoluzioni ben più accettabili. E i dischi rigidi? Neanche a parlarne. Sia perché ancora poco diffusi e molto costosi, sia perché il Mac non ne ha bisogno e, quindi, non devono servire neanche a Windows, altrimenti gli utenti hanno la percezione di un sistema avaro di risorse.

Verso la fine di giugno del 1985 Ballmer pretende una versione preliminare per iniziare la distribuzione presso partner chiave ed analisti. Questa versione viene denominata Premiere Edition, ma si trasforma presto nella release 1.00.

Windows 1.00 alias Premiere Edition

Nel frattempo uno dei membri chiave del team di sviluppo, Gabe Newell, scopre la presenza di un grave bug architetturale nel gestore della memoria. Per risolvere il problema è necessaria la completa riscrittura del gestore ed una intensiva fase di test.

A novembre dello stesso anno Microsoft presenta al Comdex di Las Vegas Windows 1.01 e dopo circa 6 mesi la versione 1.03, con una serie di bug fix e l’attesa internazionalizzazione.

Al di là della User Interface, Windows incorpora una serie importanti di innovazioni nel settore dei PC, tra cui il Drag&Drop ed un’API di programmazione per applicazioni con interfaccia grafica.

Questa prima versione viene percepita, essenzialmente, come una shell per l’MS DOS con menu a tendina ed il supporto al mouse, quindi di utilità assai limitata, frenandone fortemente l’espansione e ponendo seri dubbi sul suo futuro.

Il primo post dedicato alla storia di Windows si conclude qui, ci aggiorniamo alla prossima settimana per parlare di “Windows al Bivio” non prima, però, di presentarvi il video che mostra lo stesso Ballmer impegnato nel lancio commercialmente Windows 1.

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