Google: il trucco comincia a disfarsi

Anche alle aziende più buone e scintillanti della Silicon Valley capita di avere qualche impasse. Pubblichiamo un’analisi semiseria riguardante quelle di Google, sotto forma di ipotetica “confessione spontanea”. Fanboy di Big G non disperate! Presto ci occuperemo della concorrenza.

Crediamo nella net neutrality ma poi facciamo un accordo con Verizon che la mette seriamente a rischio. È un bello scherzo vero?

Crediamo al potere delle masse ma poi ci accorgiamo che forse non sono pronte per la “rivoluzione tecnologica” – che eventualmente ci consentirà di conoscervi meglio di quanto non vi conosca la mamma.

A proposito, magari iniziate a prepararvi rimuovendo dal dizionario la parola “privacy” (l’abbiamo detto prima noi di Zuckerberg!): tanto se non avete niente da nascondere

In fin dei conti, quel che c’interessa è continuare a raccogliere i vostri dati (meglio se nel mentre siete convinti di partecipare ad una rivoluzione che trasformerà questo pianeta nella democrazia più democratica dell’universo). Non per spiarvi – salvo deprecabili eccezioni: solo per servirvi pubblicità più mirata.

Ma non preoccupatevi del nostro strapotere nel mercato search e advertising: sono anni che – grazie al placido sonno dell’antitrust – custodiamo le chiavi della libertà di stampa ai tempi del web, e non ve n’eravate nemmeno accorti!

D’altronde lo sapete: opporsi a noi non è per niente carino, vuol dire ostacolare il progresso e forse anche appoggiare la censura. Quindi perché continuare con tante obiezioni speciose? Lo sapete che da un anno a questa parte, per ogni governo che obietta alle nostre policy, piantiamo un albero nel giardino di casa di Eric Schmidt? Aprite piuttosto il vostro account Gmail: c’è una sorpresa per voi.

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