Se i musicisti non vogliono la casa discografica

RadioheadI Radiohead sono dei veterani della musica pop inglese, famosi in tutto il globo, attirano da ormai molti anni un nutrito numero di affezionati seguaci. Fra poco uscirà il nuovo album del gruppo In Rainbows, e sarà disponibile solo online in due versioni: una da farsi spedire a casa che comprende 2 vinili, 2 cd e il booklet con i testi, il tutto rifinito con cura per far bella mostra di sé su una mensola, tutto per la modica cifra di £ 40 ovvero € 57, e comprende anche il download delle tracce digitali dal sito. Chi si “accontenta” può acquistare soltanto i brani da scaricare in alta qualità, in questo caso decide l’acquirente quanto pagarli, avete letto bene, il download è a offerta.

via | Techdo

Qualcuno di voi sta pensando che non è una novità assoluta, altre stelle del pop hanno annunciato simili iniziative, come George Michael ad esempio, che nel 2004, alla presentazione del suo (allora) nuovo album Patience, dichiarò di voler regalare i suoi futuri lavori, facendoli scaricare direttamente dal suo sito web, dall’album successivo naturalmente; siamo oggi nel 2007 e i suoi nuovi brani sono presenti nel sito solo come suonerie per il cellulare, a pagamento naturalmente.

I Radiohead fanno sul serio, sanno di avere un pubblico che li ama e li seguirà sempre e ovunque, hanno da sempre un pessimo rapporto con le case discografiche e poi amano essere pionieri nella vita come nella musica. Così hanno già iniziato la promozione del nuovo album attraverso i loro concerti, già finiti su youtube naturalmente.

Chi ha accumulato popolarità in lunghi anni di carriera può fare quello che vuole, ha tutto quello che serve per muoversi liberamente: fan e stampa al seguito.

Il bello della rete però è che permette una comunicazione bidirezionale, ponendosi come luogo di discussione e confronto al contrario dei vecchi pulpiti (mass media tradizionali) e col web forse è il concetto stesso di star ad essere invecchiato.
Sul web siamo tutti scrittori, poeti, musicisti, fotografi e qualsiasi altra cosa e in rete esistono mezzi per incontrarsi, confrontarsi e farsi conoscere; in tal senso basti citare MySpace Music, Youtube che ha portato al successo mondiale diversi musicisti emergenti, come gli Ok Go.

Band affermate che dall’alto del successo cercano sul web l’indipendenza dalla cinica e spietata industria discografica, e chi vuole sfondare, cerca su internet la visibilità e il contatto con i discografici: che siano affermati o no ormai tutti gli artisti inseguono i loro traguardi attraverso la rete. Ma se per raggiungere il contratto con un discografico bisogna essersi guadagnati il consenso del pubblico sul web, questo non rappresenta più la spinta verso il successo; e se posso vendere la mia musica autonomamente in tutto il mondo perché dividere i miei incassi con esso? L’industria discografica ormai non è più capace di sfornare altro che motivetti da suonerie per cellulare. La musica nasce e cresce lontana da questi ambienti e lentamente conquista sempre più indipendenza.

La pirateria dilagante è dovuta in buona parte alla fossilizzazione dell’industria in una vecchia realtà, fatta di supporti fisici e pulpiti mediatici, questo atteggiamento è però comprensibile, dato che il nuovo mondo che si sta creando grazie alla rete, non prevede l’esistenza degli imperi discografici.

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