C’erano una volta le interfacce alternative per Windows

La GUI rappresenta una delle principali innovazioni dell’informatica degli anni ’80: un nuovo e più intuitivo sistema di interazione col computer, che abilita la diffusione del computer presso un pubblico più vasto di quello abituato a destreggiarsi con la linea di comando.

Teorizzata da insigni ricercatori come Vannevar Bush e Doug Engelbart e messa per la prima volta in pratica nel “solito” Xerox PARC di Palo Alto, fu protagonista del mercato informatico nel decennio successivo al lancio del Macintosh, per diventare un fatto di massa con Windows 3.0 e poi Windows 95.

In questa nuova puntata della rubrica dedicata alla primavera dell’informatica consumer e non, ci occuperemo di un fenomeno tutto interno al mondo Windows dei primi giorni, che non mancò di aggiungere colore e varietà al caleidoscopico panorama informatico dei primi anni ’90: le interfacce grafiche alternative per le prime versioni di Windows.

Qualche mese fa abbiamo parlato di Microsoft Bob, un’interfaccia il cui scopo era quello di rendere più user friendly la GUI di Windows, ricorrendo a delle metafore molto esplicite per invocare le corrispondenti funzioni.

Oggi continueremo raccontando esperimenti per alcuni versi analoghi, nati per arricchire l’esperienza delle prime versioni di Windows.

La funzione “cosmetica” già vista in Bob, non è l’unica ad ispirare la creazione di queste interfacce alternative. In linea di massima si può anzi affermare che ciascuno degli esperimenti in questa direzione possa essere valutato, oltre che su una metrica estetica, anche su valori funzionali come feature aggiuntive, una diversa organizzazione delle funzionalità o la coerenza dell’interfaccia con la GUI di altri OS.

È questo per esempio il caso della Workplace Shell for Windows, scritta da alcuni dipendenti IBM, il cui scopo era niente più e niente meno che quello di replicare la funzionalità della GUI di OS/2.

Norton Desktop for Windows nasce invece con l’intento di arricchire le funzionalità di Windows 3.x, integrandolo maggiormente con le utility sviluppate da Norton ed offrendo un nuovo file manager in luogo del Program Manager di Windows. Il look&feel di NDW, caso non raro in questi esperimenti, si avvicina a quello di Mac OS, con le icone principali posizionate a destra dello schermo e una menu bar nella parte alta dello schermo.

Più cosmetica che funzionale è invece l’interfaccia 3DNA, distribuita nei primi anni 2000, con una logica simile a quella di Bob. La navigazione attraverso le aree funzionali dell’OS viene anche qui garantita usando una metafora spaziale, ma con una inedita resa tridimensionale. L’OS si trasforma quindi in un “mondo” da esplorare e personalizzare, con tanto di texture, ambientazioni domestiche e layout tematici alternativi.

Una diversa organizzazione di file e cartelle, assieme a funzionalità aggiuntive, arrivano invece con NewWave di HP, un’interfaccia commerciale ad oggetti, con alcune similitudini con l’OS NeXTStep. La possibilità di creare entità (oggetti) con attributi non manipolabili direttamente da Windows o da applicazioni non ottimizzate per NewWave, crea forti inconsistenze che in ultima analisi ridimensionano le potenzialità della piattaforma.

Packard Bell, altro famoso OEM, interpreta il tema in modo marcatamente semplificatorio, con l’interfaccia Navigator, che trasforma in una sequenza di schermate piene di pulsantoni le funzionalità più elementari di Windows.

Merita una menzione Central Point Desktop, sempre per Windows 3.x, che introduce alcuni concetti interessanti come i desktop virtuali e un’integrazione con la suite PC Tools, e Calmira II, che replica su Windows 3.x la UI di Windows 95/NT.

Abbiamo iniziato citando Xerox e non possiamo che terminare con un add-on per Windows sviluppato, crudele ironia della sorte, proprio dai programmatori del Palo Alto Research Center che a buon diritto avrebbero potuto rivendicare – oltre alla mera paternità – una buona fetta del mercato nato e cresciuto attorno alla GUI.

Il prodotto si chiama Rooms for Windows, lo sviluppatore Xsoft, uno spinoff di Xerox che nasce (con una decina d’anni di ritardo) con l’idea di rendere disponibile al pubblico – prima che ai competitor – il frutto del talento del PARC.

Rooms utilizza la metafora spaziale per raggruppare in stanze applicazioni e documenti per tipologia – un esempio è la “word processing room”, contenente documenti testuali ed le relative applicazioni editor.

L’idea è interessante e, anche graficamente, ben resa. Cade tuttavia vittima degli stessi ostacoli che annulleranno nel breve volgere di qualche anno, la gran parte degli esperimenti di interfaccia alternativa: scarsa rilevanza in un mercato in cui i numeri si fanno con accordi di bundling con OEM, frammentazione dunque mancanza della massa critica per invogliare gli sviluppatori ad ottimizzare le applicazioni per l’uso delle funzionalità avanzate promesse (come già accadde al “multitasking per DOS” di IBM Topview).

La pietra tombale su questi esperimenti la metterà proprio Microsoft, osteggiando il bundling di simili add-on per Windows, al fine – comprensibilissimo – di proteggere la coerenza della user experience del suo OS.

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