Multe per P2P: nemmeno un soldo agli artisti

L’avaroDopo aver ripetutamente giustificato con l’argomentazione della tutela degli artisti, il proprio accanimento contro il P2P,
sembra oggi che le case discografiche non siano molto disposte a condividere coi loro “protetti” il frutto delle battaglie legali.

Così la Warner, la Universal e la EMI, dopo aver ottenuto da Napster, Kazaa e Bolt.com una somma pari a circa 400 milioni di dollari a titolo di compenso per mancato introito, si trovano oggi a fronteggiare le sempre più insistenti richieste degli artisti, che lamentano di non essere stati affatto coinvolti nella redistribuzione del maltolto.

Fra coloro che rivendicano la loro fetta di torta, troviamo grandi calibri del panorama musicale: gente che ha pagato anche con la propria immagine pubblica, la pervicacia con cui le case discografiche hanno usato le vie legali per preservare il proprio modello di business e i propri profitti.

Malgrado le pronte smentite della Warner, il dubbio sempre più pressante è che alla fine della fiera, le battaglie legali con cui le major hanno tentato di bloccare la rivoluzione digitale, siano costate molto più di ciò che hanno prodotto. Il che potrebbe davvero significare la fine di un’epoca.

Fonte: L’Inq

Press ESC to close